lunedì 11 novembre 2013

[Diario]: Un cinese per l'aurea Milano!

Gentili,

sono da poco passate le due di pomeriggio quando collasso sul letto della mia casetta rossa e blu sul naviglio.

Tra le mani ho un fumetto, parla di Milano, di arti marziali, di polizia d'intrighi, il titolo: LongWei.

Volete sapere di cosa parla? siete curiosi di sapere chi sono gli autori? volete sapere dove trovarlo? Bene siete su internet, usatelo. Basta andare "G-O-O-G-L-E" e cercare la chiave di ricerca "L-O-N-G-W-E-I". Ok, ok, siete ancora qui a leggere, quindi o siete dei debosciati come me, oppure #boh, comunque ecco un link agile: Longwei

Allora partiamo dal perché mi piace questo fumetto: una valanga di motivi.

Provo a riassumerli, in una bellissima (certo come no! #modestia) classifica, che chiamerò per comodità: 3 Motivi per Longwei!!! (Quasimodo lancia lo stacchetto-stile-lucignolo-dei-poveri e non ti lamentare della mia fantasia!)



Pronti per un bel viaggio sull'ottovolante delle mie motivazioni:

Terzo Posto: i catenielli di Vincenzo G. Partiamo dall'assunto che vengo da un paese immerso nella nebbia in provincia di Napoli, e che la mia adolescenza non è un Ballo-di-fine-anno-all-americana o le limonate in una decappottabile sul promontorio della città, la mia adolescenza non è neanche discoteche e canne, ma semplicemente è giri in auto a raccontarsi la vita ed i sogni senza ragazze ridendo del quotidiano, vivendo la felicità in una fiat uno di seconda mano. E la felicità era ed è Vincenzo G., un mito di ragazzo, con le sue espressioni da cartone animate ed il suo piglio da rockstar di Fronte del Porto (#brandocrepadinvidia). Tra le sue passione c'era Bruce Lee, tuta gialla senza Uma e tanti urletti senza Goku. Lee, per me, era prima di tutto Kato in Green Hornet, e poi il protagonista dei film che piacevano a mio padre e a Vincenzo G. E proprio il buon vecchio Vincenzo G. nominava a nastro il termine "catenielli". Negli anni ho scoperto pian piano tutti i film doppiati (#male) di Bruce Lee, ma ogni volta che vedo qualcuno fare arti marziali non poso fare a meno di pensare a Vincenzo G., alla nebbia del mio paese e a quanto tutto sembri incantato nel libro della memoria dimenticata. tutto questo come s'incastra con LongWei? Nel fumetto ci sono "catenielli" a nastro!!!  

Secondo Posto: La coerenza produttiva per me è tutto. Non guardo altro a volte. Scrivere bene è qualcosa che con impegno puoi fare benissimo nel tuo studio di casa, disegnare bene è qualcosa che puoi fare anche in una casa a lago mentre fuori piove, ma organizzare una continuità narrativa e produttiva in un prodotto seriale è qualcosa di pazzesco! Parlo per esperienza, e vi posso assicurare che realizzare qualcosa che sia puntuale nelle uscite al pubblico e coerente sempre sia per narrazione che per qualità è come lanciare un shuttle nello spazio (ci sarà un motivo se hanno smesso!!!). In Longwei tutto è perfettamente armonico e preciso, i personaggi si evolvono, restano coerenti e saltano a piedi uniti i buchi narrativi. Tutto sembra scorrere in una direzione senza che nulla cada nel vuoto. E per questo caro Cajelli ti meriti un cartello di chiusura con dissolvenza insieme a Joss Whedon, il buon vecchio Chris Carter, e l'onnipresente J.J. Abrams.

Primo Posto: I parco disegnatori. Le matite che danno forma alle parole degli sceneggiatori sono tra le più efficaci del panorama italiano e hanno il dono di rendere le scene d'azione in forma molto dinamica, quindi una bella menzione d'onore a Luca Genovese, Gianluca Maconi, Luca Bertelè, Francesco Mortarino che fino a questo momento (ho letto il numero 4) stanno introducendo al pubblico italiano un nuovo genere di fumetto popolare: il fumetto d'arti marziali! Trovare le  dimaniche sperimentali di questi disegnatori in un albo in stile Bonelli: #spaccaabestia!

Per ora abbiamo chiuso, dite la Vostra e correte felici ordinatori di case.


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