domenica 4 marzo 2012

[diario]: una domenica che forse non dimenticherai

Gentili Tutti,
alcuni dicono che il diavolo sia nei particolari, ma io da buon catto-comunista sono assolutamente sicuro che Dio sia nei particolari.

Oggi la mia vita e' stata scandita dai particolari. La prima domenica di marzo del 2012 (che scritto cosi fa molto film di fantascienza noir diretto dal fratello scemo di tony scott), forse sara' uno di quei giorni che dimentichero' come altri o forse no, e nel caso il forse-no e' tutto merito dei particolari.

Primo flashback in bianco.
La mia hogan sinistra con la punta scollata.




Non trovo il tempo di incollare la scarpa, e mi vergogno come un cane ogni volta che la guardo.
Ora la sto fissando, e penso di vergognarmi davvero tanto se qualcuno per strada notasse la mia hogan sinistra. Poi l'inquadratura si allarga, e sono su di una panchina della stazione centrale di milano, poco fuori dalla Chiesa della stazione. Sono al telefono, sto chiamando uno di quei numeri che non hai salvato in rubrica, uno di quelli che componi ancora alla vecchia maniera, senza copia/incolla o menate varie. La voce al telefono e' quella di mio zio.
Ha sposato la sorella di mio padre e per questo si e' guadagnato me come nipote-premio. Era in sala parto quando mia madre mi ha dato al mondo, era in cucina in molti Natali mentre faceva cose da zio tipo insegnarti il poker (ah... Ecco per quello mi spiace zio, mi sono impegnato ma non sono riuscito a prendere il vizio) ed era in salotto quando ero con suo figlio a provare a rianimare la nonna prima che ci andasse a preparare la lista per gli ingressi in quel noto locale chiamato Paradiso.

Secondo flashback.
Il buco da sigaretta accesa sul giubotto vecchio della robe di kappa che mio padre aveva preso con ventoridicimille punti alla Esso.





Mi vergogno come un cane di aver messo la giacca della robe di kappa, mi sta male, mi sta grande, e ha un buco da sigaretta, insomma sembro uno spacciatore di ultima e non mi va di apparire come un me stesso più giovane e meno rock.
L'inquadratura si allarga, sono sulla stessa panchina di cui sopra.
Sono al telefono con lo zio di cui sopra. Domani si opera, ma di quello ovviamente non parliamo, parliamo di calcio (ed e' tutto un dire se sapete quanto mi fa totalmente schifo il calcio), parliamo di cugini, di milano del mio lavoro. Mi prende in giro, mi dice tanto e nulla, alla fine io vorrei parlare ancora, vorrei dirgli dell'ultima serie di cui vado orgoglioso, delle notti a leggere le sceneggiature, delle riunioni con gli attori, le visoni con i direttori, vorrei dire tanto e poi di più, ma lo zio e' stanco e le mie parole sono solo eco per sordi. Al telefono scivola mia zia, il resto sono parole sul pregare. Io, intanto ho perso la diga e ho la faccia da temporale estivo.

Terzo flashback in bianco.
La t-shirt degli X-Men, la camicia a quadri elasticizzata da tamarro.





A Bologna mi sono comparto un vestito da tamarro nerd la settimana scorsa.
Ne vado fiero, a 16 non avevo i soldi per vestirmi cosi e restavo imbardato nei vestiti usati di mio cugino con due taglie e due gusti di troppo.
La panchina e' la medesima, la telefonata e' finita, il temporale estivo pure. Mia madre dice poco, poi entriamo nella Chiesa della stazione e preghiamo. Lei dietro ed io due file più avanti.
Prego e poi mentre usciamo vedo mia madre che mi sorride. E allora l'inquadratura si allarga ed io mia madre siamo le iene di tarantino ma senza cravatta ma con la stessa classe nel passeggiare verso la macchina da presa, il mio sorriso rock e' un dito medio a tutti i bestemmiatori, il resto dissolve nel bianco.

Quarto flashback.
La borsa della pquadro nuova, che e' figa e l'ho comparata da solo (senza l'aiuto di una gnokka).





La stazione e' quella dei flashback sopra, io ho una bella borsa mia madre la guarda e mi chiede se e' un regalo, io dico di no. La seconda domanda di mia madre arriva puntuale come un
treno olandese (treanitalia socaaaaa): ma possibile che non hai conosciuto nessuna signorina?
Io ci penso un attimo, ripenso all'operazione di mia madre, ripenso alla prossima, la guardo cosi bella nei sui sessantanni portati male, con il suo cappotto fuori moda, ed il suo taglio di cappelli fatto in casa, penso ai suoi occhiali da sole portati non per moda, e sorrido.
Distolgo lo sguardo da lei e fingo di guardare la minigonna di una phegaa di legno che passa con la sua louise non-so-perche-vitton. Mia madre si ingiudaballerina, io scherzo, e dico: non mi vuole nessuna. Nessuna, che ha il sapore dei sms non risposti, delle chiamate non risposte, dello stronzo che sono con tutte.
Ma nessuna ha solo il senso di un giro di basso dei deep purple prima dei pensieri sbagliati su L'unica RagazZa, ed i ricordi di lei sono la voce di Ian Gillan nella playlist della mia memoria.
Poi mia madre, mi dice solo qualcosa che suona lontano e finisce per sasicc' e friarell' mentre l'inquadratura si allarga su di una dissolvenza in bianco.

Ultimo flashback
La metro verde di milano ed una coppia romana che dialoga accanto a me.



Lei ha l'accento romano e parla in quel romanesco che sa d'italiano troncato.
A me lei sembra la voce narrante e dissacrante dell'ironica V. di questo blog che in questo periodo mi fa compagnia nelle letture.
Poi i due smettonono di essere rumore di fondo e posso distinguere i dialoghi. In tre battute capisco che la lei della coppia e' a quinterdodicimila album di distanza dalla voce narrante del blog di cui sopra, ed io mi perdo nello scrivere questo post sul mio blackberry. arriva la mia fermata, riprendo contatto con la realtà, mi volto prima di uscire e guardo la coppia, e mentalmente auguro alla v. del blog di cui prima di trovare un figo come quello della coppia (fidati era una combo tra un punk-a-bestia ed un modello) e di non fare mai dialoghi come la lei della coppia.

Il resto e' una dissolvenza in nero su di me che in una domenica pomeriggio cerco di Mettere Ordine in Casa, mentre mi lavo la faccia per riprendere fiato dall'apnea di una domenica che forse non dimenticherò.

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