Gentili Tutti,
sono nella cucina della mia casetta di milano, le pareti rosse e blu fanno da scenografia mentre io cerco di intraprendere un viaggio allucinante sul viale del tramonto dei ricordi da nerd per trovare le parole giuste e commentare la morte di John Doe.
Chi è John Doe? per i ben pensanti un fumetto, che più o meno tutti i mesi, da più di 9 anni accompagna i miei viaggi in edicola, le mie giornate, la mia vita... insomma John Doe è stato un compagno di viaggio per me.
Ma ora che da bravo blogger ho dato le regole d'ingaggio e le informazioni necessarie per capire di cosa si sta parlando lasciatemi iniziare una storia, una storia che inizia tanto tempo fa in una galassia lontana lontana...
Primo Tratto
Dissolvenza in bianco.
C'è molta gente, insomma quasi una folla.
Sono accalcato vicino ad altri ragazzi muniti di zainetto e camicia a quadri, mentre faccio la fila in maniera involontaria per avvicinarmi ad uno stand dove un grasso uomo con pochi capelli firma e vende poster di un personaggio dei fumetti che non conosco.
Sono ad una fiera di fumetti, ho 26 anni, una quasi laurea in lettere moderne ed uno splendido futuro da disoccupato.
Aspetto paziente il mio turno, la puzza di scarpe da ginnastica è talmente forte che fa da colonna sonora al momento, ho uno zaino squallidetto comprato da mia madre in un mercatino di periferia, ho circa 10 euro in tasca, e ci debbo arrivare a sabato ed è solo domenica.
Indosso una camicia a quadri eredità di mio cugino, un jeans di uguale provenienza ed ovviamente un paio di scarpe da ginnastica.
Leggo fumetti da circa 10 anni, e ovviamente sogno di lavorare nel mondo dei fumetti, purtroppo però non so disegnare ne tanto meno sceneggiare, il che, come dire avvalora la frase di cui sopra, secondo la quale ho uno splendido futuro da disoccupato.
Le ragazze sono per me sono fantascienza quanto la promessa del sempre splendido futuro da disoccupato, ed il mio massimo di relazione è una cotta non ricambiata che dura da mille anni. Insomma sono un gran bravo ragazzo che crede nell'amore eterno e passa i pomeriggi in lacrime pensando ai bastardi di cui s'innamorano le ragazze da cui prende dei ciclici 2 di pikke.
Internet ha il sapore dei 56k e l'ombra di una bolletta telefonica da incubo che evocherà il demone oscuro che vive dormiente dentro mia madre.
Vivo a Quarto, paesino meravigliosamente squallido della provincia napoletana, dove il più grande viaggio sono 15 fermate di metropolitana extraurbana senza biglietto per arrivare all'università.
Ho un asma di classe C, un inalatore in borsa per salvarmi la vita (e per non tradire lo stereotipo del nerd) ed una memoria di corse e ricoveri in ospedale che fanno di me il miglior conoscitore del servizio sanitario locale (che a Napoli è tutto un dire!).
Intanto la fila è avanzata, sono davanti al grasso uomo con pochi capelli che firma e vende poster di un personaggio dei fumetti che non conosco.
Sono emozionato, mi sembra di essere ad un colloquio di lavoro per un posto come direttore della Marvel Comics Mondo, il tipo grasso di cui sopra mi chiede cosa prendo in accento romano, io farfuglio qualcosa che sembra la parola "poster" e "autografo", lui mi guarda con aria svogliata ed annoiata e dice qualcosa che suona più o meno come "3 euro". Io preparo le monete per il saggio baratto ed aggiungo qualcosa del tipo "lavorare fumetti" con la stessa intonazione con cui E.T. dice "telefono casa".
Il tipo resta svogliato, resta grasso e resta ovviamente calvo, ma aggiunge una frase da storia del cinema "ah va beh! allora sei del settore, per te sono 2 euro!".
Io sono felice, e mi ripeto tipo mantra "mi ha rivolto la parola, un esperto e grande professionista del settore fumetti mi ha rivolto la parola". e così mosso dal coraggio del mantra aggiungo: si vorrei lavorare nel settore dei fumetti, ... non è che lei potrebbe... consigli...mi....
Ma non finisco la frase che sono spinto via dalla folla, faccio in tempo solo ad ascoltare il grasso e calvo grande professionista che ripete con aria svogliata al ragazzo che era dietro di me la frase: "ah va beh! allora sei del settore, per te sono 2 euro!".
Era il giugno del 2002 e da li a poco avrei scoperto che il poster era di un nuovo fumetto dal titolo: John Doe.
Mi piace pensare che in quel momento io abbia sorriso guardando il disegno di Carnevale sul poster, e mi sia sentito felice.
Secondo tratto
Dissolvenza in bianco.
C'è molta gente, insomma è decisamente una folla.
Sono ciondolante ed annoiato nei pressi dell'edicola grande della stazione di Bologna Centrale, sto aspettando un treno, vado a Roma, sono in attesa del mio Frecciarossa e fumo distrattamente una Camel Light.
Sono a Bologna da quasi due anni, ho 30 anni, una laurea in lettere moderne e sono un impiegato nel settore marketing-consulenza-ed-ufficio-stampa di una mediamente-nota casa editrice di fumetti bolognese.
Aspetto paziente il mio treno, la puzza di ferro da binario insieme allo smog fa da contorno alla mia vita, ho una 24 ore in pelle abbastanza usata da sembrare vecchia di 20 anni che mi porto dietro dal giorno della laurea, cioè da quando mi fu regalata da mia madre, come premio per aver preso un bel 110 e tanta discoccupazione quattro anni prima, ho circa 30 euro in tasca, e ci debbo arrivare fino a sabato ed è solo giovedì, ma ho tanto bisogno di comprare fumetti.
Indosso una camicia a righe di due taglie più grandi, una cravatta da venditore d'auto americano, un completo gessato regalo di amici di famiglia, che neanche ricordavano la mia taglia ed ovviamente un paio di scarpe da ginnastica Hogan false (perchè mi sento ribelle a portarle sotto il completo e perchè non ho altre scarpe al momento).
Leggo fumetti da circa 16 anni, e ovviamente ho inseguito il mio sogno di lavorare nel mondo dei fumetti, purtroppo però non so disegnare ne tanto meno sceneggiare, il che, come dire avvalora la frase di cui sopra, secondo la quale sono impiegato nel settore marketing-consulenza-ed-ufficio-stampa di una mediamente-nota casa editrice di fumetti bolognese .
Le ragazze sono per me sono un sogno che si è realizzato, ho la mia prima relazione importante, amo una ragazza come non mai, le cotte sono un ricordo che non conservo più, e quando dormo con lei, sono felice come neanche un film o un romanzo potrebbero raccontare. Insomma sono un gran bravo ragazzo che crede nell'amore eterno e passa le domeniche pomeriggio in casa a scambiarsi la vita e l'esperienza tra sorrisi e sogni, e spesso alzo un dito medio pensando ai bastardi di cui s'innamoravano le ragazze da cui prendevo i ciclici 2 di pikke, sapendo cosa si stavano perdendo rinunciando all'amore eterno.
Internet ha il sapore di emule e torrent, mentre l'ombra di una bolletta telefonica è sparita, visto che ho da poco avuto anche un blackberry aziendale.
Vivo a Bologna, città incredibilmente meravigliosa che sembra essere la capitale del mondo, dove il più grande viaggio è Tokyo dall'aereoporto Marconi per arrivare a fare affari con kodansha, shueshia e perdersi tra le meraviglie nerdistiche di akiabara.
Ho un asma di classe C, tre inalatori in borsa per salvarmi spesso la vita (e per non tradire lo stereotipo del nerd) ed una memoria di corse e ricoveri in ospedale che fanno di me il miglior conoscitore del servizio sanitario locale (che a Bologna dire perfetto è poco!).
Scorro lo scaffale dei fumetti dell'edicola di cui sopra in fame chimica di letture nuove, e scorgo una copertina surrealista con il titolo: Nella gabbia
Era l'ottobre del 2008 e da li a poco avrei riscoperto che ancora pubblicavano il fumetto dal titolo: John Doe.
Mi piace pensare che in quel momento io abbia sorriso guardando il disegno di Carnevale sulla copertina, e mi sia sentito felice di aver ritrovato un fumetto che non leggevo da 13 numeri.
Terzo tratto
Dissolvenza in bianco.
C'è molta gente, insomma è molto più di una folla.
Sono felice come se fossi in paradiso, sono nei pressi dello stand dell'Aurea, e sto guardando con aria incuriosita la gente che si annoia dietro il bancone, c'è anche il signore grasso e calvo di anni prima, solo che ora è meno grasso e più calvo, ed ha in braccio sua figlia; so benissimo il suo nome, conosco la sua bravura nello scrivere di pagliacci tristi, e ho una chiara idea di che ruolo ricopre nella casa editrice romana.
Sono a Lucca Comics and Games, ho 35 anni, una laurea in lettere moderne, un master e vari corsi d'inglese e sono un manager nel settore televisivo per l'infanzia di uno dei più grandi editori europei, mi occupo di gestire investimenti ed acquisti su serie a cartoni animati e telefilm .
Passeggio felice e con aria incuriosita per sondare quale numero mi manca, la puzza di scarpe da ginnastica satura l'aria di una tensostruttura enorme in Piazza Napoleone, ho uno zaino regalo della sony rimediato al party di lancio a Cannes della nuova serie a cartoni animati di Spiderman, ho una carta di credito visa in tasca, e ci debbo arrivare fino al 20XX data di naturale scadenza, ma ho tanto bisogno di comprare fumetti e debbo ricordarmi che a fine mese arriva l'affitto e l'assicurazione dell'auto quali numeri mi mancano.
Indosso una t-shirt nera di Benetton, un cardigan con capuccio (a memoria delle felpe con capuccio che amavo a16 anni) un jeans di calvin klein preso in sconto all'outlet di brescia, e ovviamente un paio di scarpe da ginnastica Hogan originali (perchè mi sento alla moda a portarle sotto il jenas di marca e perchè non ho altre scarpe al momento, in quanto le Hogan hanno un prezzo da brivido).
Leggo fumetti da circa 20 anni, e ovviamente ho inseguito con sacrificio totale il mio sogno di lavorare nel mondo dei fumetti, purtroppo però non so disegnare ne tanto meno sceneggiare, il che, come dire avvalora la frase di cui sopra, secondo la quale sono un manager nel settore televisivo per l'infanzia e ho sviluppato un certo know-how per il mercato dell'animazione e delle serie tv, tanto da poter scegliere in quale fumetto c'è un'idea tale da farlo migrare nel media televisivo.
Le ragazze sono per me sono un sogno che si è realizzato e che ho perso quando ho lasciato finire da schifo la mia prima relazione importante della mia vita con L'unica RagaZzA, ovviamente l'amo come non mai, ma sto imparando che i maschi sono degli stronzi a prescindere, e quando mi rigiro nel letto matrimoniale vuoto, sono infelice come neanche un film o un romanzo potrebbero raccontare. Insomma sono un gran bastardo che crede nell'amore eterno e ad altre bugie che noi uomini siamo bravi a raccontare a tutti, anche a noi stessi, e spesso ripenso ai bastardi di cui s'innamoravano le ragazze da cui prendevo i ciclici 2 di pikke, sapendo bene cosa stavano vivendo.
Internet ha il sapore di megavideo e l'ombra di emule è sparita sostituita dal termine streaming, visto che ho da poco avuto un abbonamento in fibra ottica.
Vivo a Milano, città incredibilmente grande e fredda, così diversa dalla Bologna in cui avevo lasciato la famiglia dei miei migliori amici con i quali avevo condiviso i precedenti 6 anni, ma a ben guardarla sembra essere la capitale del futuro, con le sue promesse e la sua velocità, dove il più grande viaggio è fare il pendolare tra Londra, Parigi e Cannes, con un ritmo che rasenta una settimana si e l'altra pure.
Ho un asma di classe C, sempre tre inalatori in borsa, una macchina per l'aereosol e troppe pillole di cortisone per salvarmi troppo spesso la vita (e per non tradire lo stereotipo del nerd) ed una memoria di corse e ricoveri in ospedale che fanno di me il miglior conoscitore del servizio sanitario locale (che a Milano dire perfetto è superficiale, specialmente se hai una buona assicurazione medica privata!).
Scorro il bancone dello stand dell'Aeura, facendo caso alle varie pubblicazioni, ragionando per Excel, cercando di capire i break-event-point delle pubblicazioni, esplorando rapidamente le prospettive di sviluppo e migrazione in altri media, per poi fermarmi da bravo nerd sui numeri che mi mancano del mio fumetto preferito.
Li raccolgo dal bancone, e li porgo al signore meno grasso e più calvo di cui sopra, lui li guarda con aria svogliata, fa capolino da dietro la figlia che l'abbraccia, mi degna di uno sguardo prossimo allo zero assoluto, e mi dice che sono 9 euro.
Io pago, qualche moneta memoria di resti di altri acquisti, e rifiuto una sportina di plastica, mentre con gioia stringo i fumetti tra le mani e poi saluto con un "complimenti signor B." a voce bassa.
Mi piace pensare che in quel momento io abbia sorriso guardando il disegno di De Cubellis sulle copertine, e mi sia sentito felice di non aver sentito il signore meno grasso e più calvo, pronunciare la frase "ah va beh! allora sei del settore, per te sono 2 euro!".
Quarto tratto
Dissolvenza in nero.
C'è molta gente, insomma è molto più una folla, sono 99 numeri e sono sparsi nelle mie librerie che sto provando a mettere in ordine, sono 99 numeri sparsi nella mia vita, e lasciatemi dire che quindi sono una folla.
John Doe, ha chiuso ed io non sono mai riuscito a ringraziare di persona Bartoli e Recchioni, so tanto delle loro vite, grazie alle sceneggiature che mi hanno fatto compagnia in questi 99 numeri (e al blog di recchioni).
So tanto o forse niente di loro, ma debbo ringraziarli perché tratto dopo tratto hanno "disegnato" un compagno di viaggio che mi ha fatto emozionare e sorridere per anni, e questo è davvero tanto per 98 pagine in bianco e nero ogni mese.
E se qualcuno di voi miei 42 lettori pensa che i fumetti siano solo un divertimento, un gioco, un passatempo per bambini o per adulti immaturi, insomma se pensate che siano un beato Niente...
Lasciatemi dire che grazie a quel Niente io ho costruito la mia professione, la mia vita, il mio futuro.
E per questo che rubando il titolo dell'ultimo numero di John Doe, mi permetto di dire che anche grazie a lui che oggi sono l'uomo che il mondo guarda ogni mattina in giacca e cravatta entrare in ufficio o prendere un aereo sempre sorridente.
Quindi lasciatemi dire: Grazie di Niente, John!
Ah, se non sapete come si disegna un grande fumetto non abbiate timore la risposta è semplice:
(con accento romanesco stile Romanzo Criminale). A Tratti.
PS: se poi volete sentire della buona musica guardate il video che feci anni fa su John Doe... ;)
Mi hai fatto piangere. Sappilo.
RispondiEliminaMi hai commosso! Ho scoperto solo di recente John Doe...spero in una bella ristampa \ raccolta...
RispondiEliminaPost bellissimo e commovente, capace di far ripensare al viaggio che noi tutti abbiamo fatto, chi a più riprese e chi tutto in una tirata, insieme a uno dei personaggi più belli di sempre.
RispondiEliminaE oltre il fumetto c'è la nostra vita, il nostro viaggio, che solo le grandi opere di fantasia riescono a far intrecciare a più riprese con le avventure su carta, donandoci divertimento e sogni, che diventano immediatamente missioni da compiere, per diventare uomini migliori.
O lettori migliori?
P.S.
Ti aggiungo all'elenco dei link dei blog che seguo, te lo meriti! ;D
Sai ottimamente raccontare, ed è stato molto piacevole leggerti. Diciamo che se pensi di non dover dire grazie a niente...
RispondiEliminaVorrei vedere il figlio di un operaio, (che di solito, vira obbligatoriamente su una laurea umanistica, perchè non ha il background culturale per affrontare Economia e commercio o Medicina, università vere, e guarda con disprezzo chi può, e va a fare il sognatore scegliendo lettere "che è tanto interessante") dicevo, vorrei vedere il suddetto figlio di operaio avere i mezzi economici per andare secco a vivere a Bologna, poi a Milano.
Non vi rendete conto di cosa voglia dire nascere già nella piccola/media borghesia, e dell'accesso che già da, (liquidità disponibile a parte) rispetto a cosa voglia dire veramente "non dire grazie a nessuno". Che se sei diventato da figlio di operaio, professionista, vuol dire che non hai più neanche un mondo sociale (la working class) cui realizionarti. Per voi invece, il vostro mondo è sempre lo stesso che ragiona e parla nello stesso modo di prima.
Grazie.
RispondiEliminaMa grazie davvero.