mercoledì 22 febbraio 2012

[Classe-76]: I voti sul foglio protocollo (ragazzi domani compito in classe d'italiano!)

Gentili Tutti,

inizio a scrivere questo post mentre pochi minuti mi dividono dal mio amato giovedì.

La notte regna sovrana in casa mia mentre i led zeppelin suonano il sussidiario della storia del rock in soundtrack, mentre io cerco di trovare calore immerso in una piscina di mille coperte colorate e disordinate che mi coprono in uno dei miei momenti decisamente "brutti".

Oggi a grande richiesta faccio tornare a casa una delle rubriche che maggiormente amate (#credici): [Classe-76].

L'argomento di oggi giaceva depositato nel hard disk da quasi una settimana, ma una forza invisibile (chiamata pigrizia) non mi permetteva di riuscire a trasformare in flusso di coscienza le polaroid che (dis)ordinatamente accumulavo sul mio desktop, e così solo la poca voglia di dormire di questa sera mi ha dato la forza (usa la forza Luke!) di vincere il lato oscuro e scrivere questo post.

allora bando alle ciance (e anche alla cialde, specialmente, quelle alla nutella) e diamo ufficialmente il via ad una nuova lacrimevole puntata di [Classe-76]: I voti sul foglio protocollo (ragazzi domani compito in classe d'italiano!)

allora facciamo che andate ancora alle medie, e che il calendario del vostro pc marchi ancora 1990.
La sveglia è puntata alle 07.00 del mattino e lo zaino è pronto dalla sera prima nel corridoio di casa. La mamma ha ancora il latte caldo al mattino e voi siete come sempre svegli per sbaglio e avete zero-virgola-zero-zero-zero voglia di lavarvi, cioè al massimo i denti ma solo se la mamma urla.

La scuola per me nel 1990 era sostanzialmente una gran paura, una paura che aveva il suo mostro più oscuro nei compiti in classe.
E tra i compiti in classe più malvaggi svettavano i compiti in classe d'italiano.

I compiti in classe d'italiano avevano un rito tutto loro. erano fatti di due ore di silenzio (in cui se ci fosse stata la possibilità si sarebbe dormito benissimo), un foglio protocollo comprato nella cartoleria-ladra-succhia-soldi e piegato precisamente in due dall'alto al basso.

Se poi la cartoleria-ladra-succhia-soldi era una sosta troppo lunga nel tragitto da casa a scuola, si ripiegava sulla mitica "spilletta". Nella nebbiosa periferia di Napoli, nel 199X, il termine "spilletta" veniva usato per indicare quei fogli protocolli da compito in classe strappati dal quadernone a righe che portavamo in quell'ammasso di pesantezza (Newton tu e quella dannata forza di gravità) chiamato cartella!.

Insomma che si avesse una pezzente "spilletta" o un foglio protocollo ufficiale (costo stimato dalla mia memoria non corrotta dai cubalibre Lire 200), il compito in classe restava un rito non troppo pesante in cui si scriveva per due ore, in bella e in brutta, un proprio singolare pensiero su di un tema interessate e felice di spunti creativi (tipo: alla luce dei recenti fatti di cronaca prova a raccontare le conseguenze che l'europa sta vivendo dopo la caduta del muro di berlino... e tipo il mio commento era: ma la maestra conosce i pink floyd? vuole un tema sui pink floyd? ma io so solo The Wall, e neanche tanto bene, visto che ho visto il film per sbaglio pensando fosse un cartone animato, ma alla fine c'era solo la musica dei grandi e mi ci sono annoiato tanto... bah!).

Cmq le due ore passavano senza forti drammi emotivi, ma l'ombra nefasta del compito in classe non si esauriva in quel rito sacro di due ore, aveva un prolugamento ben più terribile: la consegna dei compiti corretti.

Un paio di settimane dopo, la prof.ssa tornava in classe, e con aria sfatta, tirava fuori dalla borsa (mai uno scippatore al momento giusto a napoli eh???!!) i compiti tutti legati tra loro da un elastico giallo, e a quel punto con il sadismo tipico di un nazista masochista satanista sociopatico (che allevava tirannosauri nelle culle dei neonati) consegnava i compiti a tutti noi annoiati studenti, mostrando con fierezza il dorso del foglio protocollo dove svettava la scritta rossa recante il nostro voto.

Per quelli, che la penna era l'invenzione che non avevano mai capito il voto fisso era:


Per quelli che come me le doppie, i congiuntivi ed i verbi erano il libro proibito degli etruschi, il voto di solito era:




Per quelli invece che avevano mediamente ascoltato le lezioni in classe evitando di disegnare sul banco nuove lingue (come me), il voto era:



Per quelli che copiavano con coscienza dai compagni di banco secchioni, il voto era (e il motorino era già parte delle loro vite in terza superiore):




Per quelli che il Signore aveva scelto come Popolo Eleto, dotati di genitori acculturati e con la maestria della scrittura senza errori grammaticali, il voto era:



Per quelli secchioni da cui tutti copiavamo, il voto era (schifosamente) questo:



Per quelli che va beh ma se sei un genio che giudaballerino ci vieni a scuola con noi normali sfigati, il voto era:




Non so voi, ma io ero abbonato sotto il sei, e ogni visita di mia madre a scuola era un mio pianto fino alla seconda liceo.

alla seconda liceo ho compreso il senso di responsabilità che dovevo avere nei confronti dei miei genitori, dell'istituzione centenaria chiamata scuola, dei professori, e della mia intelligenza, e quindi ho iniziato a studiare.... come copiare meglio e vivere felice facendomi le canne nel bagno sognando amori di ragazze che a stento si rendevano conto che appartenessi alla loro stessa razza animale.

con il tempo poi il compiti in classe sono diventati esami, ed io mi sono ritrovato con troppi 30 sul libretto e con il sogno di diventare invisibile facendo il bassista a londra... ma questa è una storia diversa, e per oggi basta così, che ho già fatto abbastanza per Mettere Ordine In casa.



2 commenti:

  1. Eccolo il post che mi avevi promesso sabato sera! Grande!!!

    RispondiElimina
  2. @:A:: si vero l'hai visto nascere in diretta! :) ormai conosci tutti i segreti di questo blog.

    RispondiElimina