giovedì 2 febbraio 2012

[diario]: festa al contrario (con tanto di regalo)

Gentili Tutti,

scrivo dalla mia postazione da letto, e quindi vi avverto i miei pensieri saranno moltooo più filosofici del solito.

Oggi riflettevo nella solitudine della mia casetta a 18 gradi (il regolatore di caldaia è per me un mistero, anche se adesso vorrei che segnasse "it's over 9000") sul mio quotidiano.

Da un po' di giorni ho ricomiciato a portare nuovamente gli occhiali (igor agevola una polaroid, grazie).






vi sembrerà strano ma ho sempre avuto un pessimo rapporto con gli occhiali, in alcuni momenti sono stati miei fedeli compagni in altri un giocattolo da indossare solo in caso di guida.

La montatura che porto adesso è vecchia di circa quattro anni, ma per ben due anni non li ho mai indossati.

Il motivo, è facilmente riassumibile in una battuta di un vecchio personaggio della serie tv "Buffy l'ammazza-vampiri": li tolgo per non guardare bene il mondo che mi circonda.

Giles, il personaggio della serie tv che ha fatto la felicità di miliardi di nerd in tutto il mondo, è un osservatore: un individuo preposto alla guida spirituale e fisica di una ragazza con super-poteri.

Spesso questo osservatore però è stanco del mondo che lo circonda, allora preferisce togliersi gli occhiali, in modo da poter percepire la realtà senza tanti particolari.

E alla fine per me togliere gli occhiali spesso vuol dire questo, smettere di guardare il mondo nelle sue mille sfumature, smettere di comprendere chi ci circonda in ogni suo attimo.

Senza gli occhiali il mondo mi appare più semplice, meno complesso ed io sono decisamente più spensierato.

Ma le cose sono cambiate, giovedì scorso.

Ero in ospedale, stavo aspettando che mi madre uscisse dalla sala operatoria.

Tutto era illuminato male da quei dannati neon da ospedale che rendono tutto piatto e freddo.

Ero in una sala d'aspetto, con le mie due sorelle, con mio fratello e mio padre.

Avevo sonno, e le chiacchiere di tutti erano scherzose come non mai, ma vuote nell'orbitare stancamente attorno al motivo per cui eravamo tutti presenti a questa specie di festa al contrario, per citare la canzone "Mario" di Lorenzo Jovanotti, che tengo in soundtrack mentre scrivo.

Tutto era lento, quasi fermo con quel misto di noia ed adrenalina, mixati dal dj della nostra vita in un cubalibre che non hai proprio voglia di bere.

I minuti sono passati in un fissare una macchinetta del caffe automatico, che con i suoi colori stanchi rompeva la monotonia di quell'attesa assurda.

Poi tutto si ferma, quando mia sorella Anna mi dice che ha un regolo per me.
Fruga con la sua semplicità, che trasporta l'eredità di mia madre in ogni gesto, nella sua borsa e tira fuori i miei vecchi occhiali.

Sono avvolti in una busta bianca da ottico, quando li vedo mi domando per quale magia siano riapparsi. Li avevo abbandonati nella mia casetta rosso e blu di milano, quando una delle due lenti era crollata, vittima della mia gestione disordinata della vita e degli oggetti che la compongono.

avevo comprato questi occhiali con L'unica ragaZza, in un ottica sotto i portici di Bologna.
Li avevo indossati svogliatamente, davanti ad uno degli specchi da prova dell'ottica, non mi erano piaciuti, ma a lei piacevano, e di Lei mi fidavo (e mi fido) sempre; e così li ho acquistati.

Ricordo che li avevo sul naso quando sul divano di casa dei genitori delL'unica ragaZza, li ho conosciuti per la prima volta. Ricordo che lei mi disse poco dopo quel giorno, che la madre di lei, le aveva detto che avevo gli occhiali belli. Ricordo di aver pianto a quelle parole. Ricordo.

E ora il flashback si esaurisce, dissolvenza in bianco.

Sono in auto nel parcheggio dell'ospedale, ho saluto mia madre, l'intervento è andato. L'ennesimo.

Mi metto alla guida, scarto la busta bianca da ottico, ed indosso gli occhiali.

Mia madre prima di operarsi aveva chiesto a mia sorella di ripararli, e di darmeli quando sarei arrivato in ospedale.

Mia madre aveva trovato gli occhiali rotti conservati in un cassetto della mia casetta rossa e blu di milano, in una delle sue visite.

Ogni volta che mi madre entra in casa mia, prova a Mettere Ordine In Casa.
Anche questa volta ci era riuscita.

Ora ogni mattina esco di casa con gli occhiali, e spesso guardandomi allo specchio penso: i miei occhiali sono belli.

Ho voglia di percepire il mondo, ho voglia di guardarlo, ho voglia di viverlo.





2 commenti:

  1. Mi hai fatto pensare a come,dei piccoli e banali oggetti ti riportano indietro nel tempo,e t regalano forti emozioni , come se fosse ièri....

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  2. @nuteeelina: la nostra vita attuale è tutta costruita con i mattoni dei nostri "ieri" e spesso tali mattoni sono proprio gli oggetti che (dis)ordinatamente circondano i nostri "oggi", per ricordarci sempre cosa abbia avuto, cosa abbiamo perso e cosa abbiano distrutto.

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